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Storia

La storia della biblioteca comunale e l'evoluzione di Palazzo S. Pietro.

Gli anni che vanno dal 1774 al 1778 costituiscono il periodo di formazione della Biblioteca comunale Passerini-Landi. Fu Ferdinando di Borbone, duca di Parma e Piacenza, ad istituire nel 1774 la Biblioteca Reale piacentina con sede nel collegio di San Pietro, utilizzando la dotazione libraria appartenuta alla libreria dei Gesuiti, espulsi dal Ducato sei anni prima. Promotore della nascita dell’istituzione fu il teatino Paolo Maria Paciaudi, “antiquario e bibliotecario”, al quale era stata affidata non solo la direzione della Biblioteca Palatina di Parma fondata nel 1761, ma anche l’intera riorganizzazione del sistema scolastico, culturale e universitario del Ducato. Fu proprio il Paciaudi, all’indomani dell’espulsione dei Gesuiti, a visionare il patrimonio librario del Collegio di San Pietro e a conferire incarichi perché ne fosse redatto un inventario, terminato ufficialmente nel 1773. La Libreria gesuitica annoverava circa 10mila volumi, ai quali furono aggiunti nel 1774 alcuni doppioni provenienti dalla collezione di Parma.

Al pari della Palatina, modello di istituzione culturale illuminista, la Biblioteca reale di Piacenza si configurava come istituzione “a beneficio ed utilità pubblica”, inserendosi in un ambizioso ed illuminato progetto culturale che aveva preso le mosse dalle iniziative del primo ministro Guillaume Du Tillot. Sistemata la collezione libraria e portati a termine alcuni lavori di ristrutturazione, la Biblioteca sarà aperta al pubblico nel 1778, quando Cristoforo Poggiali ricevette la nomina di bibliotecario e quando venne redatto il primo regolamento denominato Istruzioni per la Reale Biblioteca. In questa prima fase la biblioteca rimaneva aperta dal 3 novembre all’8 settembre: l’apertura coincideva con quella delle scuole e anche il fatto che rimanesse aperta tutti i giorni «prendendo norma dal Calendario Scolastico» lascia pensare che fosse un servizio pensato soprattutto per la popolazione studentesca. L’accesso era consentito a «ogni onesto Cittadino e a tutta la Scolaresca» per cinque ore complessive, tre al mattino e due al pomeriggio. Il prestito era ammesso, purché a «persona cospicua e sicura».

La Biblioteca Comunale

Nel 1791 la Biblioteca reale venne fusa con la Biblioteca Passerini, di pertinenza del Collegio dei Teologi, che fu collocata nel Palazzo di San Pietro; la direzione della Biblioteca fu assunta dal Collegio dei Teologi.
Durante il governo napoleonico un decreto governativo del 1811 dichiarava la biblioteca "Comunitativa" affidandone l’amministrazione al Comune di Piacenza.
Durante la Restaurazione il trasferimento della Biblioteca al comune divenne definitivo.
Lo statuto del 1878, deliberato dal Consiglio Comunale, modificò il nome dell’ente che si intitolò "Biblioteca Passerini-Landi". Con tale denominazione si ricordava il conte Pier Francesco Passerini, vissuto nel Seicento, considerato il precursore della fondazione e il marchese Ferdinando Landi che, nella prima metà del secolo, raccolse la pregiatissima biblioteca che poi i suoi eredi donarono al Comune.

I fondi librari

La libreria ex-gesuitica, che costituì il nucleo iniziale, era formata da circa cinquemila volumi. A questo fondo si unirono i duplicati della Palatina di Parma.

In seguito si aggiunsero il lascito Passerini e i volumi della libreria Cardani di Modena.
Nel 1799 pervennero alla Biblioteca i testi appartenenti alla libreria del Convento di S. Agostino, soppresso l’anno precedente.
Le altre numerose soppressioni di corporazioni ecclesiastiche fecero acquisire alla Biblioteca, negli anni 1810-1811, varie librerie claustrali per un totale approssimativo di 7.000 volumi.
Tra le numerose raccolte librarie che, nel corso del secolo, pervennero alla biblioteca tre meritano menzione: lasciti Poggi, Landi, Pallastrelli.
Giuseppe Poggi donò, nel 1822, il Salterio dell’Imperatrice Angilberga. Codice in pergamena purpurea, contenente i salmi, scritto nell’anno 827 e proveniente dal monastero di S. Sisto al quale lo aveva donato la imperatrice Angilberga, moglie di Ludovico II, fondatrice del Monastero. Il Salterio è il più antico manoscritto posseduto dalla Biblioteca, è scritto in carolina minuscola con lettere d’oro e d’argento.
Il lascito Pallastrelli comprende centinaia di manoscritti di argomento piacentino (statuti, cronache, opere letterarie di autori locali) ed una abbondantissima raccolta di edizioni piacentine.
Il lascito Landi è il più importante per il numero e la qualità dei volumi donati. I volumi a stampa sono 50.000, tra cui un migliaio di incunaboli e quasi 5.000 cinquecentine. Comprende anche centinaia di manoscritti e il codice della Divina Commedia scritto nel 1336, il primo di data certa del poema dantesco.

I giorni nostri

Oggi la Passerini-Landi è Biblioteca storica, legata al territorio piacentino, alle sue radici culturali e al tempo stesso è Biblioteca di pubblica lettura, centro culturale aperto alla complessità e alla molteplicità della cultura e dell'informazione contemporanea.

La Biblioteca Passerini-Landi è organizzata in un sistema bibliotecario urbano integrato, il "Servizio Biblioteche", che oltre alla sede centrale e alla Biblioteca Ragazzi Giana Anguissola comprende le Biblioteche Dante e Farnesiana. Tutte le Biblioteche della città partecipano al Polo Bibliotecario Piacentino, di cui la Biblioteca Passerini-Landi è ente gestore.

Palazzo San Pietro

Fu costruito alla fine del Cinquecento dai Padri della Provincia Veneta della Compagnia di Gesù che, chiamati dal Duca Ottavio Farnese, edificarono nell’isolato dell’antico foro romano la chiesa (S. Pietro) con annesso Collegio eretto in tempi diversi su tre piani.

La Biblioteca, sviluppatasi nel corso della storia per acquisizioni e donazioni, rimase nel Collegio di S. Pietro ininterrottamente dal 1593 fino al 1985.

Chiusa nel 1985 per lavori di restauro e ristrutturazione viene riaperta nell’aprile del 1998.
I lavori hanno interessato le ali nord, ovest ed est del Palazzo. Non irrilevanti sono state le difficoltà di intervento su questa struttura così vasta sviluppatasi in ambienti che, creati per un Collegio, hanno successivamente ospitato oltre alla Biblioteca anche diverse scuole.
Oltre ad un nuovo assetto impiantistico che ha previsto anche il cablaggio informatico dell’edificio e un intervento di risanamento statico, sono stati modificati gli spazi. Il ripristino di una scala elicoidale quale collegamento tra il piano terra e i piani superiori ha mutato il punto di accesso e ha reso possibile una nuova organizzazione funzionale. Con l’impiego del cotto per i pavimenti e con il recupero delle scaffalature in noce del Salone Monumentale si è voluto preservare l’autenticità degli ambienti. Le splendide scaffalature alte quasi sette metri sono della fine Settecento.
Al secondo piano, attraverso la scala elicoidale, si accede agli spazi pertinenti il Fondo Antico con sala riservata alla consultazione di Manoscritti, Libri antichi, Stampe e materiale raro e di pregio.

Per saperne di più, scopri i bibliotecari.