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L'emigrazione in Val Nure

L'emigrazione in Val Nure

di Paolo Labati

L’emigrazione dell’Alta Valnure affonda le sue radici almeno dal 1800. Il fenomeno fu determinato dalla sovrappopolazione in seguito all’incremento demografico dei secoli XVIII e XIX e forse anche dalla chiusura delle miniere e delle fabbriche ove trovavano lavoro circa un centinaio di operai.
Dapprima si ebbe un’emigrazione a carattere stagionale verso la Lombardia e il basso Piemonte: durante l’inverno squadre di operai andavano nelle campagne a tagliare e segare la legna. Verso la fine dell’800 si orientarono verso la zona di Milano e della Brianza i primi venditori ambulanti di coralletti, maglie e sementi. Molti di questi diventarono poi orefici ed i loro figli e nipoti hanno oggi negozi ben avviati a Milano e nei territori limitrofi.
L’emigrazione all’estero ha inizio verso il 1850. I primi emigranti della zona di Cassimoreno e Centenaro si indirizzarono verso la Prussia, l’Austria e la Polonia. Erano muniti di un organetto a manovella e di una scimmia. Battevano i villaggi e le piccole borgate, ma a volte si avventurarono anche nelle grandi metropoli. Suonavano per richiamare la gente e poi raccoglievano l’elemosina. Pare che qualcuno fosse giunto ad industrializzare questa forma di lavoro reclutando dall’Italia squadre di bambini ben addestrati a “mascare”, ossia a battere cassa.
E’ rimasta leggendaria la vita avventurosa del signor Giuseppe Bocciarelli fu Agostino di Centenaro (detto Patanein), morto nel 1951 all’età di 90 anni. Lo stesso raccontava di essere partito da casa all’età di 9 anni assieme a due fratelli di qualche anno di più. In tasca aveva tredici lire. Con questo strumento si sentì sicuro: certamente avrebbe fatto fortuna. Raggiunse Vienna e sarebbe riuscito ad avvicinarsi al “Kaiser” Francesco Giuseppe.
Da Vienna una notte si imbarcò su di un battello e sulle onde del Danubio sbarcò a Budapest da dove si spinse sino in Ucraina. Dopo questa prima spedizione prese la via della Francia e poi quella dell’America-
Altro personaggio storico di emigrato centenarese è Giuseppe Ferrari, detto Bartalan, uomo di eccezionale prestanza fisica. La sua fama è dovuta al fatto che egli sapeva suonare ben otto strumenti in una volta sola, lavorando con le mani, la testa, i piedi e le spalle. Suo campo di lavoro era l’America del Nord. Andava a fare la campagna e poi tornava a costruire la casa, la stalla o ad acquistare un campicello. Si die che una volta abbia suonato con successo la sua orchestra anche in Piazza Cavalli riscuotendo caldi applausi e facendo un incasso di lire… sessantaquattro!
Gli abitanti di Rocca, Canadello, Gambaro, San Gregorio si orientarono in prevalenza verso la Francia. Partivano a piedi con un sacchetto sulle spalle ove mettevano pochi stracci e un po’ di pane.
Tere Labati di Ferriere, deceduta da anni, ricordava in vita di aver varcato le Alpi a piedi per andare in Francia. Partì all’età di sei anni con i genitori, una sorella di dieci anni, un fratello di 15 ed un altro di 4 mesi. Era il mese di ottobre: fecero la strada di Susa Modane. Sul Moncenisio c’era neve e tormenta. Alla piccina sanguinavano le gambe rette dalla neve e dal gelo: la mamma gliele fasciò con alcuni cenci. Al rifugio del Moncenisio si fermarono due giorni e mangiarono castagne secche. A Modane furono espulsi dalla città perché era proibito mendicare. Giunsero nei sobborghi di Parigi alla vigilia di Natale.
Alcuni compaesani li aiutarono a trovare un’abitazione e un lavoro. Dopo quattro anni il padre si ammalò e dovette tornare in patria: il viaggio venne fatto in treno ma c’erano appena i soldi per i biglietti.
A Canadello si ricordano due ferrieresi che si trovavano a Parigi nel 1870 durante l’occupazione tedesca: Giovanni Draghi e Giacomo Campominosi. La famiglia Draghi fu certamente tra le prime ad emigrare in Francia.
I primi emigrati dell’Alta Valnure si erano stabiliti nella zona di Nancy e facevano gli ambulanti dapprima con la cassetta a spalla e poi con il carretto e l’asinello. In seguito si avvicinarono a Parigi e si occuparono come muratori e fumisti.
Erano tempi duri e non sempre gli stranieri erano ben accolti: tuttavia i nostri montanari grazie alla loro buona volontà nel lavoro riuscirono a farsi voler bene e a migliorare sensibilmente le loro posizioni sociali ed economiche. Andrea Draghi dopo la prima guerra mondiale venne eletto Sindaco di Bayon nel dipartimento di Meurthe et Moselle e mantenne tale carica per circa venti anni.
In Alta Valnure non mancano esempi di emigrazione anche verso l’America. Nota la vita di Salvatore Balderacchi di Canarano di San Gregorio, festeggiato anni fa in piazza a Ferriere dall’Amministrazione comunale per il secolo di vita. Era un ragazzino di 16 anni, quando nel 1909 con la sacca sulle spalle lasciò i monti di Ferriere e a Genova prese posto su un bastimento con numerosi altri emigranti. A New York trovò lavoro nei ristoranti, prima come aiutante di cucina e cameriere, poi come cuoco. Cambiava spesso datore di lavoro, al fine di migliorare la sua professionalità e di aumentare il guadagno. Ebbe la ventura di entrare a far parte della “brigata” di cucina del prestigioso “Waldorf Astoria”, brigata forte di ben 62 cuochi, quasi tutti francesi.
Al “Waldorf” conobbe i segreti di quelli che in in primo tempo ritenne piatti balordi se si confrontano con quelli italiani: salse, creme e… il brodo verde di tartaruga, preparato con pezzetti di carne di testuggini marine da mezzo quintale, carne di bue, qualche foglia di basilico e un bicchiere di cherry. Com’era il sapore della carne di tartaruga? Consistenza e gusto- ricordava il Signor Balderacchi, richimavano alla mente quelli della testina di vitello-Gli spaghetti, sempre pronti a bagnomaria, erano serviti come contorno, pochi i risotti.
Nei giorni del ringraziamento e anche per Natale in America era chiesto e preferito il tacchino ripieno di castagne.
Balderacchi non rimaneva in un posto più di un anno. Durante la prima guerra mondiale si trasferì a Washington, all’hotel “Rally” dove conobbe un valnurese emigrato da Montereggio. Lavorò poi al “Guglielmo Tell” di Pittsburg. In America trovò infine l’anima gemella: la signora Maria Magnani, nipote dell’allora parroco di Vicobarone.
Nel 1922 l’emigrato decise di tornare a casa ad assistere i genitori anziani. Nel 1933 decise di emigrare in Francia, nella zona della Gare de Lyon gestì un piccolo ristorante, prima soltanto con la figlia Luisa, poi con tutta la famiglia, tranne la madre che preferì restare a San Gregorio. Arrivò purtroppo il 1938 e a Parigi si respirava già l’atmosfera della guerra mondiale ormai imminente.
Balderacchi lasciò così il suo ristorante e tornò a San Gregorio. La fama dello chef si era diffusa in Valnure: Salvatore continuò la sua vita di cuoco “giramondo” e di riconoscimenti. Frequenti erano le “sue apparizioni” all’Albergo Grande di Bettola per preparare pranzi di nozze di notabili della borgata e presso il “Biscione” di Grazzano Visconti.
Molti altri caratterizzano la presenza valnurese in America, citiamo solo Frank Forlini come simbolo e punto di riferimento per tanti nostri concittadini.

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L'Eco di Val Nure 1877,
Biblioteca Passerini-Landi

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L'Eco di Val Nure 1877,
Biblioteca Passerini-Landi

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L'Eco di Val Nure 1877,
Biblioteca Passerini-Landi

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Muratori emigrati in Francia

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Lavoratori emigrati in Francia

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Emigrati a Parigi

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Matrimonio di emigrati a Parigi