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Usciremo mai da qui?

di Alessandra De Castro e Victoria Soltoianu - Sezione Young

Ad un tratto apro gli occhi, mi guardo attorno e realizzo di non essere più in bus con gli altri, ero in un posto che non mi era famigliare, era piccolo e un po' sporco, la sua unica fonte d'illuminazione era una piccola luce che pendeva dal soffitto. Era pieno di scatole, un secchio pieno di acqua sporca e uno straccio. Cerco di alzarmi ma perdo l'equilibrio. Mi fa male la testa, mi sento disorientata, ma dopo qualche tentativo mi alzo.  

Provo ad aprire la porta, ma è chiusa. 

Mi guardo attorno e vedo delle chiavi appese al muro. Appena apro la porta mi sento mancare il respiro. Davanti mi ritrovo una biblioteca meravigliosa. Ispezionandola mi sembra un sogno, le file di scaffali sembrano non finire più. Noto una teca di vetro, mi avvicino per guardare meglio, i libri contenuti all’interno erano molto vecchi e tutti erano chiusi. Dopo aver girato tutta la stanza, vedo una porta, la apro e dietro rivela metri e metri di corridoio, li percorro tutti con il fiato sospeso era buio e avevo un po paura, e in più l’edificio era molto vecchio e non rendeva il percorso meno spaventoso. Alla fine del corridoio vedo una porta socchiusa, la apro e vedo una stanzetta. 

Era minimalista, l’unica cosa che attira la mia attenzione è una scrivania, ed un ragazzo alto, moro e con gli occhiali. 

Io mi avvicinai a lui e gli chiesi cosa ci faceva lui in questa specie di biblioteca tutto solo e mi risponde che era lì per studiare e prendere buoni voti e quindi io gli chiesi da quanto tempo fosse là e lui rispose che  non lo sapeva, sapeva solo che studiava tutti i giorni in questa biblioteca. Io ero molto confusa, quindi gli ho chiesto se voleva venire con me a esplorare l’edificio e mi disse che era troppo impegnato con lo studio e non voleva distrazioni. Dopo spiegandogli la situazione in cui eravamo lui decise di venire con me e da li mi disse che si chiamava Federico Hans. 

Quando uscimmo dalla stanza sentimmo delle urla provenire da un altro corridoio, così decidemmo di andare verso i rumori e alla fine aprimmo la porta e vedemmo altre due persone. La situazione era fuori controllo, si stavano lanciando libri a vicenda quindi io e Federico abbiamo iniziato a urlare di smetterla e finalmente smisero. Dopo che loro due si calmarono ci dissero i loro nomi che erano Ariel Handerson una ragazza bassa con i capelli lunghi rossi con delle lentiggini e Gianluca Rossi un ragazzo non tanto alto con capelli lunghi neri e noi abbiamo fatto lo stesso, Ariel disse scherzando a Gianluca perchè il suo cognome non fosse blu. Io e tutti gli altri ci siamo messi a ridere ma poi ci siamo posti tutti la stessa domanda che era “Dove siamo?”. Tutti stavano raccontando l’ultima cosa che avevano fatto prima di arrivare qui e dopo che avevano finito era il mio turno e io dissi che mi chiamavo Catrina Shallow e che ero di Roma del secondo anno della scuola superiore e che io e la mia classe stavamo andando in gita verso Piacenza e ci trovavamo in questa biblioteca per creare un libro, pubblicarlo e andare a fare un giro per venderlo. 

Studiammo un piano perchè sapevamo tutti che stavamo sognando perchè in realtà noi non siamo così, ci stiamo solo immaginando cosa volevamo fare nella vita e tutti e quattro volevamo leggere libri perchè ci ispiravano gli autori, scrittori dell’antichità. Quindi ci siamo messi a pensare a un modo per svegliarci. Ad Ariel venne un’idea, era di invertire i sogni. Ci incoraggiammo a sconfiggere le nostre paure per poi risvegliarci.