Un appuntamento in biblioteca
È un bel pomeriggio di primavera, un maggio che è già un’anticipazione dell’estate che arriverà tra circa un mese.
L’autobus di linea mi porterà in Piazza Sant’Antonino, una delle zone centrali di Piacenza, dove sorge l’omonima basilica dedicata al patrono della città. Da lì raggiungerò a piedi la biblioteca Passerini-Landi in via Carducci, dove ho appuntamento con una cara amica.
La leggera brezza, che rinfresca le vie ombreggiate del centro storico, fa ondeggiare le pieghe del mio lungo abito. Ancora adesso, a cinquant’anni, adoro i tessuti a colori vivaci, come quello floreale che indosso. Oggi ho raccolto i miei capelli biondi, con qualche filo argentato donatomi dall’età, in uno chignon.
Durante il tragitto, mi trovo a ricordare quando da ragazza abitavo in Via San Giovanni con i miei genitori e andavo ogni mattina a scuola a piedi.
Raggiungevo il liceo classico attraversando Piazza Cavalli, dove svettano gli imponenti monumenti equestri dei Farnese.
Al pomeriggio, durante l’ultimo anno della scuola superiore, avevo preso l’abitudine di passare qualche ora a studiare in biblioteca con un’amica.
«Marta, ci troviamo alle quindici all’ingresso, ok?» mi diceva Alice, pressoché ogni giorno all’uscita da scuola.
Quello era diventato un rituale quotidiano irrinunciabile, un po’ come il caffè alla mattina, che ti dà la giusta carica per iniziare la giornata.
Ecco, per me era così, era l’incentivo per impegnarmi nello studio, prezioso soprattutto in quei giorni in cui dovevo tradurre dei complicati testi di latino o greco.
A casa sarei rimasta sola, perché i miei genitori lavoravano entrambi. Il silenzio del mio appartamento avrebbe dovuto essere favorevole alla concentrazione, ma quello non aveva niente a che fare con il silenzio, che definirei “operoso”, di una sala di studio in una biblioteca.
Avevo accanto a me la presenza rassicurante della mia migliore amica e di altri ragazzi della mia età, con cui a volte ci si intratteneva a scambiare due chiacchiere sperando di fare nuove amicizie.
Io e Alice ci frequentiamo ancora e ogni tanto ci ritagliamo qualche momento solo per noi, dimenticando per qualche ora mariti e figli, che sono ormai maggiorenni.
Oggi Alice mi ha invitata alla presentazione di un libro che tratta di naturopatia, disciplina di cui lei è appassionata.
Ci siamo date appuntamento presso il Salone Monumentale della biblioteca, con l’accordo che chi arriva prima prende un posto anche per l’amica.
In biblioteca noto soprattutto un pubblico giovane e penso agli studenti alle prese con le ultime fatiche dell’anno scolastico, all’esame di maturità in particolare, per chi dovrà affrontarlo tra circa un mese.
Mi soffermo a guardare una ragazza, di cui mi colpisce la folta e riccia chioma bionda. Sta scrivendo qualcosa su un foglietto giallo, che poi passa all’amico di fronte a lei. Niente sms o messaggi su WhatsApp, ma qualche parola scritta a mano, che egli ricambia con un dolce sorriso. Penso che queste sale abbiano visto nascere delle storie d’amore nel corso dei 250 anni di apertura della biblioteca, ne sono certa.
Vedo alcuni ragazzi che utilizzano il computer e mi chiedo quante mani avranno sfogliato i testi custoditi in questo luogo di cultura, ai tempi in cui Internet e Wikipedia erano impensabili!
Ancora pochi passi e arrivo all’antico Salone, dove è già presente un folto pubblico.
Pochi minuti dopo, Alice mi raggiunge.
Oggi, come un tempo, noi due siamo ancora qui, insieme.