Slum of angels
Mohamed tira su col naso che pare una turbina eolica e sputa il moccolo verdastro tra gli strati di rifiuti della gigantesca discarica. “Ti do centocinquanta cedi se mi porti del rame”. Prince fa sì con la testa e si dà subito da fare. In mezzo a quel caos di oggetti di ogni tipo non sarà facile trovarne, ma i suoi grandi occhi neri sono perfettamente calati sul mondo che lo circonda. Mohamed ha sedici anni, il volto arrostito dalle alte temperature lo fa apparire più grande della sua età. Brucia ogni sorta di scarto elettronico che arriva al campo e un enorme colonna di fumo, acre e soffocante, serpeggia sopra le loro giovani teste. E’ una linea spessa e continua, disegnata da un adulto cattivo. Nella discarica si dà fuoco a tutto, perché solo così si trovano i metalli preziosi da commerciare. Gli abitanti del campo sono confinati lì dentro, senza sapere per quali peccati sono condannati a vivere all’inferno.
I colpi di tosse percuotono il piccolo petto di Prince. Il fumo avviluppa e sbiadisce i contorni. E’ chinato da ore, pare stia defecando, ma la merda sarebbe di gran lunga meglio di quel blob gigantesco di rifiuti mefitici sopra al quale lavora ogni giorno.
Oggi la nostalgia di Padre Jacobs è una nevralgia che non lo lascia in pace.
“Mi prometti che leggerai il libro?”
“ Te lo prometto, Maestro”.
Prince dopo ore di ricerca senza sosta trova finalmente un grosso groviglio di fili di rame ed assapora entusiasta il frutto succoso delle sue fatiche. Lo mette dentro ad un sacco nero di plastica e riprende subito a rovistare in mezzo alle migliaia di rottami. Sotto il monitor di un computer la terra espelle un telefonino Samsung, ricoperto ancora dalla cover di plastica.
“Hai trovato qualcosa?” gli urla Felix, mentre dà vergate violente alla batteria di un automobile, dalla quale fuoriesce un liquido acido e denso. Prince sobbalza col cuore in gola. Non si era accorto della presenza del fratello di Mohamed. Mette giù il cellulare, tira fuori i fili di rame dal sacco nero e glieli passa. Felix li prende rapidamente, li soppesa, pare soddisfatto. Prince lo guarda fiducioso in attesa di un cenno d’approvazione, ma il ragazzo riprende noncurante il suo lavoro. “E i miei soldi?” gli urla inquieto. “Te li darà mio fratello dopo” gli risponde sbrigativo Felix. Prince è deluso. Pensa che sarebbe disposto a calarsi dentro al vicino fiume Odaw, dove galleggiano enormi serpentoni di plastica e rottami di ogni genere, pur di venire trascinato il più lontano possibile da quel luogo. Invece torna mestamente al telefonino. Che ha qualcosa di familiare e questo cattura la sua attenzione. Lo capovolge e ne accarezza la cover, dove vi è rappresentato un bambino con una volpe; sono seduti di schiena sopra ad una palla, scrutano entrambi l’infinito.
“Leggilo Prince, ti piacerà. Quando lo avrai finito ne verrai a prendere un altro”.
Padre Jacobs ha realizzato nello slum il suo sogno: aprire una scuola e dare vita ad una preziosa biblioteca. Ha prelevato da essa il volume dalla copertina bianca che gli ha allungato prima di salutarlo. Prince alza la cover al cielo, per osservare meglio l’immagine, quando improvvisamente spalanca i suoi grandi occhi neri di infante: il bambino e la volpe, si sono voltati verso di lui e lo stanno salutando sorridenti.
“Maestro lo leggerò, te lo prometto”.
“Ti piacerà, Petit Prince”.
Il bambino e la volpe si alzano in piedi e tenendosi stretti volano nel cielo azzurro di Accra, oltre quelle nubi nere disegnate da un adulto cattivo.
Racconto primo classificato per la Sezione Adulti
Contest di scrittura Storie di Biblioteca