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Sette giorni

di Maria Elena Roffi

Cammina. I listoni scricchiolano, anche quelli su cui lei non passa. C’è una grande macchia marrone sul pavimento, nessuno sa perché è lì. Attraversa il primo salone, le persiane altissime e piene di polvere, un grigio appena un pò più scuro e polveroso di quello del cielo. La vetrata separa l’orologio a pendolo, fermo sulle 17 e 10’ da tempo immemorabile, dal secondo salone. Il raggio di sole solitario cade sulla porta socchiusa. Continua a camminare. Non riesce a tornare indietro.

SEI GIORNI

Inizia un’attività frenetica: scrive, elabora, inventa, fotocopia cose che nessuno userà, e lo sa benissimo. Non importa, sa che deve farlo. Non si ferma un solo istante.

Non riesce a fermarsi.

CINQUE GIORNI

Su e giù per le scale. Su e giù per le scale. Si nasconde nei magazzini, cerca qualcosa, finge di essere impegnatissima se incontra qualcuno. Pensa agli obiettivi. Quali? Su e giù per le scale, su e giù per le scale.

Non riesce a smettere.

QUATTRO GIORNI

Deve finire il trasloco: da mesi colleziona scatoloni di cartone per ficcare dentro tutto. Tutto. Cartelline zeppe di fogli, biro, cartoline, pupazzetti. Le sue piantine. Gli occhi restano asciutti mentre continua a buttare cose negli scatoloni. In cortile si accendono i lampioni, le grandi sale s’illuminano tutte insieme. Lei non si ferma.

Non riesce a fermarsi.

TRE GIORNI.

AL mattino attraversa il cortile della biblioteca molto, molto lentamente. Le sembra di avere i piedi di granito: non riesce a sollevarli. Si gira, inquadra le arcate, scatta un altra foto. Entra. Striscia il cartellino, come sempre. I piedi si rifiutano di collaborare: sono sempre più pesanti. Lei cerca affannosamente di tirarli su: una fatica immane.

Non riesce a muoversi.

DUE GIORNI.

Oggi ha deciso che passerà il giorno nascondendosi. Ma è difficile non pensare, anche se si nasconde. Dalle risate delle altre, dalla quotidiana routine delle altre, dal futuro solido delle altre, che ormai lei non ha più. Deve riuscire a chiudere il cervello. L’ansia le chiude la gola, i movimenti sono a scatti.

Non riesce a star ferma.

ULTIMO GIORNO

E arrivato.

La lettera è lì, davanti a lei. "Per raggiunti limiti di anzianità anagrafica e di servizio".

Da domani sarà messa in pensione. D’ufficio.