Oggi dovevano iniziare
Tititì tititì…la stanza è ancora buia, lo schermo del telefono segna le 7:01. Mi alzo dal letto, e illumino con il telefono il pavimento. Schivo la scarpa, evito di sbattere il mignolo contro il piede della panchetta – Anche oggi sono riuscito ad arrivare in bagno sano e salvo –
“Buongiooorno Aumooore…ho ancora sonno…” mia moglie entra nel bagno e si stropiccia l’occhio destro “La smetti di guardami con quel sorrisetto?”
“Non posso, sei bellissima…” la stringo a me per sentire il suo calore.
“Adulatore…”
“Vado a prepararti il caffè”
Lei mi trattiene e mi bacia “Grazie…sei un tesoro” e sorride.
Mi dirigo in cucina, accendo la macchinetta del caffè prendo la cialda quando: Zzzzzzzzz Zzzzzzzzz
“Oh no…pronto”
“Sono Elisa del centralino del pronto soccorso, parlo con Roberto Magni?”
“Si, mi dica”
“C’è stato un infortunio sul lavoro in Via Carducci, nei pressi della biblioteca”
“Può descrivermi cosa è successo?”
“Riferiscono che la persona sia caduta dal tetto”
Vedo mia moglie, alla porta della cucina, interdetta sillabare – Cosa succede? –
“Condizioni dell’infortunato?”
“Gravissime, trasportato in elisoccorso all’ospedale, gli operatori intervenuti dubitano che ce la faccia”
“Elisa la ringrazio, mi reco subito sul posto avvisi che sto arrivando” eseguo un lungo sospiro poi guardo mia moglie “Scusami devo scappare, una persona è volata giù da un tetto”
“Va bene vai…” e mi lascia passare dalla porta, mi dirigo in camera “Aah cazzo…questa maledetta pachetta!”
“È li da due anni!” dice mia moglie dall’altra stanza, ed intanto mi sto vestendo.
Guardo l’ora 7:45, e sono pronto ad uscire “Ti chiamo appena mi libero”, varco la soglia, e giù per le scale. Ho giusto il tempo di notare che fuori c’è una bella giornata – Prenderò la bici così non avrò problemi con il parcheggio – salto su e via per il centro.
I lampeggianti delle gazzelle della polizia mi segnalano il posto.
“Sono Roberto Magni, UPG della Medicina del Lavoro” tendo la mano al primo poliziotto che incontro.
“Agente Esposito” la presa è salda “Prego dottore le faccio strada”
“Ci sono testimoni?”
“Oculari del fatto no, stiamo prendendo le testimonianze di alcuni passanti che allertati dal grido dell’infortunato che cadeva sono accorsi.” Mi indica i suoi colleghi che stanno parlando con delle persone dall’altra parte della strada “Eccoci guardi sul tetto” e mi indica in alto
Sul tetto spiovente, di una palazzina di tre piani, vedo un parapetto sfondato ma nessun chiaro segno di lavori in corso.
“Vuole sentire anche lei le testimonianze dei passanti?”
“No…mi faccia vedere dove è stato trovato l’infortunato” ma mi basta abbassare lo sguardo per vedere la chiazza di sangue, e gli scarti del materiale utilizzato per il soccorso, ed accanto un libro – Ogni storia è una storia d’amore…mi sembra di averlo letto – e mi chino per raccoglierlo. Su di esso non si vedono tracce di sangue, ma la targhetta della biblioteca.
Torno a guardare le persone dall’altro lato della strada, e noto una ragazza chiusa nel suo cappottino che si torce le dita, e mi dirigo da lei.
“È suo questo?”
“Come?”
“Il libro, intendo, è suo?”
“Oh ssi…si grazie, devo averlo appoggiato quando ho tentato di soccorrere il ragazzo a terra”
“Ha avuto una buona iniziativa”
“Non direi, appena l’ho visto a terra mi sono bloccata…e dire che studio medicina”
“Guardi il lato positivo, è riuscita a reagire…non è da tutti. Dove abita?”
“Proprio in quel palazzo, al primo piano. Stavo uscendo quando l’ho sentito cadere. Oggi dovevano iniziare i lavori”
“Invece sono finiti…”