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Le nostre vite non ci bastano

di Barioglio

Per Anna la vita non è mai stata facile. Anni e anni a vedere i genitori litigare. Le loro urla sembra sentirle ancora oggi. Ma adesso, che di anni ne ha 20, è tempo di voltare pagina. Anna lavora come cameriera in un ristorante-pizzeria in città. Il lavoro è duro e a volte le sembra stretto. Infatti, le sue ambizioni erano ben altre. Voleva diventare un medico-chirurgo ma ben presto scoprì che quasi mai le cose nella vita procedono come vorresti. I sogni svaniscono al risveglio. E Anna questa cosa la scoprì prematuramente. In questi giorni d’autunno la tristezza iniziava a farsi sentire con più forza nell’animo della giovane donna. Camminava per la strada e si domandava che senso avesse tutto ciò. Intanto osservava il compiersi dell’autunno osservando le foglie. Era come se morissero illuminandosi. Gli sguardi delle persone sfuggivano al contatto come acqua su di un impermeabile. Si sentiva sola anche in mezzo agli altri. Poi le venne un’idea. Andare in biblioteca. Appena entrata sentì un calore diverso. Salì al primo piano e iniziò a leggere. Scelse “la nausea” di Sartre. La colpì in particolar modo una frase “qualsiasi cosa non ha nessun motivo di esistere, eppure non potrebbe fare a meno di farlo”. L’esistenza come imperativo! Anna fu illuminata da questa lezione di vita. Si era ripromessa di andare tutti i giorni in biblioteca. Questa cosa la entusiasmava. Passarono i giorni, i mesi e gli anni e Anna ad un tratto si guardò allo specchio. Iniziò a riflettere su sé stessa. Capì che stava fuggendo dalla vita. Capì che quasi sempre le nostre vite non ci bastano. Capì che rifugiandosi in un libro, poteva, almeno per poche ore, non sentire il male di vivere. Svuotare la mente dall’orrore di tutti i giorni. 

Tutte quelle nozioni erano poca cosa se non poteva condividerle con qualcuno. Vivere troppo tempo nell’interiorità le aveva fatto perdere il contatto con il reale. Ad un tratto sentì un forte colpo di tosse di un anziano signore. L’anziano signore le chiese: “a cosa sta pensando? La vedo molto triste!”. Lei rispose pacatamente: “niente, mi domandavo se mi facesse bene venire tutti i giorni in biblioteca”.

E perché mai si fa questo tipo di domande? Replicò l’interlocutore.

“Leggendo tutti i giorni mi sembra di allontanarmi dalla realtà”

“Capisco perfettamente! È una cosa che ho sperimentato anch’io quando ero più giovane. Leggevo perché la mia vita non mi piaceva. Ma leggere non serve a questo! Almeno, ha uno scopo molto più profondo. Quello di darti gli strumenti per cambiare la realtà. Migliorarla. Darti lo strumento della cultura per pensare criticamente. La lettura deve essere un ponte tra il reale e l’irreale. Ma è sempre nella realtà che si cambiano le cose. Quindi tutto ciò che si apprende nei libri va riportato nella realtà”.

L’anziano signore concluse: “adesso devo scappare a casa! È stato un piacere parlare con lei. Spero di esserle stato di aiuto”.

Anna stette in silenzio. Uscì dalla biblioteca e per la prima volta iniziò a camminare cercando gli sguardi. Cercando un contatto. Cercando calore umano. Cercando un senso.