La parola
E dopo lunga attesa, la Passerini Landi.
L'aveva corteggiata intensamente per anni, come una potenziale fidanzata ritrosa. Aveva deciso che vi avrebbe lavorato sino al termine dei suoi giorni.... quantomeno, quelli lavorativi.
Chi c'era, conobbe una persona un po' riservata, sì, ma gentile. Lieta di esservi giunta. Disponibile!
L'idillio proseguì a lungo. Nessun evento ne intaccava il piglio iniziale.
Un giorno, però, solo l'interessato percepì uno strano accadimento. Volendo rispondere ad un'affermazione di una collega con cui in quel momento collaborava, si ritrovò ammutolito, incapace di emettere fiato. Esterrefatto, non reagì nemmeno a gesti.
L'episodio, quindi, si chiuse senza un suo commento. O così fu interpretato in buona fede dalla collega ignara. Ciò lo rassicurò e scelse di non pensarci più.
Ma durò poco; questa soluzione dura sempre poco!
Non avrebbe saputo dire dopo quanto, ma episodi simili si riproposero, infittendosi via via e rendendosi presto evidenti. Come per una stampante coi file accodati, quando si pianta il primo. E poi i successivi.
Questa sua improvvisa laconicità fu rapidamente di pubblico dominio. Risposte inevase o solo a segni; sguardi preoccupati, dell'interessato e dell'interlocutore di turno, interdetto sull'interpretazione di gesti degni di un Khaby Lame.
O di un Marcel Marceau redivivo.
Fortuna vuole che le comunità umane, tanto efficienti nel rilevare un'innocua stranezza, magari per scandalizzarsene, siano spesso altrettanto rapide nell'assorbirla nella routine e disinteressarsene, una volta appurato che non crea loro danno.
“Saranno affari suoi, se fa lo scemo!” – normalmente è questo il giudizio implicito.
Pertanto, man mano che gli episodi aumentavano, terrorizzando sempre più la vittima, chi lo circondava convenne tacitamente di riprendere a trattarlo con studiata apparente normalità, in modo da disinnescare l'elemento anarchico di tale comportamento.
Col tempo, come sempre accade, lo studio si ritrasse e subentrò l'abitudine. Così, fu catalogato come un qualsiasi complemento d'arredo, isolato nel suo silenzio.
Non veniva più disturbato nemmeno via mail, anche se le sue facoltà di scrittura non erano mutate. Ma non interessava più scoprirlo.
In qualche anno, non c'era collega che rammentasse la sua voce; sembravano pensare che fosse stato da sempre così. Anche chi lo conosceva dal suo arrivo!
A maggior ragione, nulla si era chiesto chi era giunto dopo. Quando in una stanza trovi un attaccapanni, semmai lo usi, non ti domandi cos'era, prima di essere attaccapanni.
Infine, quando la legge lo trasformò da afasico ad ectoplasma, era ovvio che il direttore di turno lo salutasse al suo pubblico congedo (che non si nega mai a nessuno) con un discorso insensato.
Era più giovane di quasi 20 anni, giunto da troppo poco per sapere qualcosa di lui. Inoltre, si trattava di un compiaciuto retore.
Per cui, salutò l'uomo divenuto con la propria vita il simbolo della sacralità di quanto si custodisce in ogni biblioteca: la parola umana! Sacralità espressa proprio dal rispettoso silenzio da lui sempre mantenuto.
Ecco il succo, all'incirca.
L'eroe del giorno, al solito gentile, sorrise a tale trovata e sembrò assentire. Quindi, questa fu l'ormai postuma versione ufficiale da passare alla Storia. Con grande soddisfazione del direttore per il proprio acume.
Il nostro, lieto di averlo accontentato, rimase sino in ultimo sorridente e, come sempre, un po' astratto, ripensando a quel dialogo sospeso di tanto tempo prima...