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La biblioteca dei sogni

di Luca Dimastrochicco

In una grande città, nel 1961, viveva una famiglia alquanto numerosa, composta da sette fratelli. 

I più grandi erano dei veri e propri bulli; la scuola non faceva per loro. Per i genitori, studiare era solo una perdita di tempo. 

Il lavoro poi chiamava, c’era una fabbrica lì vicino ed un arrogante miliardario necessitava di una manodopera sempre più elevata per portare a termine i suoi loschi affari. 

I fratelli, insieme a loro padre, andavano a lavoro quasi ogni giorno, dall’alba al tramonto, pur di racimolare pochi centesimi l’ora. 

La madre d’altro canto era un’espertissima sarta; stava tutto il giorno a cucire e perfezionare abiti, senza alcuna sosta, ed anche in questo caso lo stipendio non era dei migliori. 

In quella famiglia, spinta dall’etica di quei tempi, il lavoro era fondamentale, più di qualunque altra cosa. A loro interessava infatti solo lo stipendio, seppur misero, che riuscivano a mettere faticosamente su. 

La casa non era delle migliori, di certo, ma si stava comunque bene. 

Tra quei sette lavoratori instancabili, c’era però un ragazzo che di quella fabbrica ne aveva abbastanza. 

Non aveva più voglia di stare rinchiuso in quell’oscuro antro di produzione, perché aveva altri piani per lui. 

Nonostante la scarsa istruzione, infatti, quel ragazzo era molto lesto nell’imparare nozioni e pare che fosse anche molto spigliato nell’intrattenere conversazioni con chiunque gli capitasse a tiro. 

Che si trattasse d’intellettuali o di colleghi di lavoro, quel giovane dai capelli biondi sapeva come parlare. 

Non appena infatti aveva un po’ di tempo libero, andava nella biblioteca della città, che distava ben trenta minuti d’auto dalla sua piccola casetta. 

Suo padre lo accompagnava praticamente ogni sabato pomeriggio, e poi tornava a casa per riposarsi dopo le pesanti fatiche del lavoro mattutino. 

Il giovane ci andava volentieri, con gran voglia d’imparare, ma nonostante ciò per tutti era un pazzo sognatore. 

Quei pomeriggi per lui erano per un vero e proprio modo di svagare dalla triste realtà in cui viveva; passava tutto il tempo in biblioteca a sfogliare libri di letteratura italiana e straniera. 

Il suo sogno era infatti diventare un famoso scrittore a livello internazionale.

Nella biblioteca che frequentava assiduamente le sue poesie cominciavano a circolare con un’enorme facilità, tanto da suscitare l’interesse di un noto scrittore. Quell’uomo tanto eloquente ed arguto, che aveva fatto della scrittura la sua professione, era stranamente rapito dal modo di comporre testi del giovane. 

“Come fa a tirar fuori queste perle ?”, si chiedeva il nobile ad ogni strumento poetico sapientemente usato dal giovane campagnolo. “Non è possibile che sia di umile famiglia”, esclamò a gran voce, tanto da disturbare tutti coloro che silenziosamente leggevano libri d’ogni tipo in quelle maestose arcate piene di affreschi e pagine. 

Dopo aver pronunciato quella frase, il nobiluomo si avvicinò al giovane, toccandogli la spalla destra. 

E come se fosse un’investitura cavalleresca, gli disse a gran voce: “figliolo, da questo momento lavorerai per me”. La sua vita di lì a poco non fu più un problema. Avrebbe potuto anche aiutare la sua famiglia diventando uno stimato scrittore, apprezzato in ogni parte del mondo. 

Quella biblioteca fece realizzare così i suoi sogni. Tutto il mondo infatti avrebbe conosciuto un grande e raffinato compositore d’opere.