Galeotto fu... lo scontro in biblioteca
Il primo libro mi fu regalato da papà e mamma, su mia espressa richiesta, all’età di nove anni. Complice fu un racconto tratto dal libro “Cuore” di Edmondo de Amicis contenuto nel sussidiario che leggevamo a turno in classe. La Scuola Elementare che frequentavo, nemmeno a dirsi, portava proprio il nome di quello scrittore.
Un solo racconto non mi bastava, volevo sapere tutte le vicissitudini dei personaggi di cui si narrava in quel romanzo: erano anche loro bambini di una stessa classe che frequentavano le elementari in un periodo storico di fine ‘800.
La passione per la lettura è nata proprio leggendo quel libro e non mi ha mai abbandonato negli anni a venire.
Naturalmente non mi era possibile acquistare tutti i libri che avrei voluto leggere, provenivo da una famiglia proletaria dove a lavorare era solo il papà.
La soluzione mi fu suggerita dalla maestra: avrei potuto chiederli in prestito alla Biblioteca scolastica.
Leggevo, anzi divoravo, i libri di narrativa fino a tarda sera: prima li terminavo, prima potevo richiederne altri in prestito. Scatenavo la mia fantasia entrando nelle storie raccontate sulle pagine di ciascun libro, immedesimandomi col personaggio di turno.
Per me la penna in mano agli scrittori diventava una bacchetta magica per imprimere sulla carta le parole, prodigio e sortilegio che ancor oggi mi incantano!
Successivamente, frequentando la scuola media, era prassi dei professori assegnare agli alunni ricerche per apportare ulteriori conoscenze inerenti vari argomenti trattati sui testi scolastici.
Non avevo enciclopedie a casa che potessero servire allo scopo ma avrei potuto consultarle recandomi presso una biblioteca.
La Biblioteca Passerini-Landi, ubicata in un importante edificio storico, faceva al caso mio. Non so descrivere la sensazione che provai la prima volta entrando in quelle grandi sale le cui pareti erano ricoperte di libri, schierati come soldatini, in scaffalature di legno scuro, alte fino al soffitto, sicuramente antiche.
Camminavo rapita col naso all’insù, fino a quando non andai a sbattere contro una ragazzina più o meno della mia stessa età, a cui feci cadere i libri che aveva in mano.
Mortificata e rossa in viso, e dopo essermi scusata cento volte, l’aiutai a raccogliere i testi finiti per terra, sperando che non avessero subito danni.
«Non ti preoccupare, non è successo niente, per fortuna questi sono i miei libri di scuola. Vengo qui per studiare indisturbata. Sai a casa non mi è possibile: ho due fratelli più piccoli che non fanno altro che litigare e darsele di santa ragione. Mi chiamo Roberta e tu?»
Sollevata per non aver combinato un guaio serio le risposi: «Sono Gemma ed è la prima volta che vengo qui.»
«Lo avevo capito», disse sorridendo, «lieta di fare la tua conoscenza! Vieni a sederti vicino a me che ti spiego come funziona.»
Abbiamo scoperto di frequentare la stessa scuola anche se in classi diverse e, da quel giorno, almeno una volta alla settimana, ci davamo appuntamento proprio in quella biblioteca per studiare e non solo.
I tomi alle pareti furono anche testimoni silenziosi delle nostre confidenze sui primi innamoramenti adolescenziali, sussurrate sia per velato imbarazzo, sia per non disturbare gli altri frequentatori.
La nostra preziosa amicizia, nata in quelle sale pregne di cultura, è un sentimento che ancora ci lega da oltre cinquant’anni.