Da un foglio
E' un primo pomeriggio nella via, le case osservano stagliate sullo scenario urbano, c'è poca gente in giro, le vie sembrerebbero desolate se non si vedesse, a tratti nella vastità, qualcuno di passaggio d'abitudine, come un anziano che va a fare spesa, qualcuno che esce dal suo turno, fuori tutto è stabile o al massimo lento.
Eppure nel fluire si snodano vicende; tra il lento movimento c'è un giovane uomo del posto che passeggia sobrio, parendo assente, risulta poco intento a parlare; nel quartiere ogni tanto qualcuno ha qualche notizia di lui che va presto a sfumare.
Ora è in una passeggiata senza meta, come vi fosse abbonato con una certa cadenza; un'azione comune, a occupare il tempo, una pratica quotidiana, che gli fa piacere e gli fa bene alla salute.
Un atto fine a sé stesso, che può eventualmente portare in là, a un nuovo orizzonte.
Infatti il viandante, per dargli un appellativo, trova sul marciapiede, in un angolo a pochi passi da un caseggiato, un piccolo foglio sgualcito, si direbbe un banale straccio da eliminare, eppure quanto appare su di esso ha una carica che suscita in lui attenzione. Lo osserva, non deve essere igienico metterci le mani, ma ormai desidera analizzarlo, così con un fazzoletto lo raccoglie, lo ripone in borsa, e volge
indietro per la strada del ritorno. Arrivato all'abitazione si replicano un po' dei gesti quotidiani nel proprio spazio, finito di cenare mette occhi e mani sul disegno di quel vecchio foglio, e trova conferma al suo interesse: quel che raffigura si deduce essere lo studio di un angolo di un paese. Davanti a questa immagine l'uomo riscopre d'un tratto un'osservazione attenta e sensibile.
La figura sblocca ragionamenti: si domanda che storia abbia, da qui altri quesiti sgorgano d'impeto; che posto sia, e poi perchè raffigurarlo; a parte questo come sarà finito lì; qualunque fosse il suo scopo, è andato perso dalla vista e dalle teste; comunque adesso è stato trovato.
Scorre il tempo, mentre lui continua la sua vita; fa un giro tra i passanti ignari del mondo che si fa strada in lui, ricorda come ultimamente facesse poco caso agli angoli, mentre adesso compaiono nella valenza estetica. La sua mente gira, quegli angoli nella loro presenza meritano un tributo, e intanto ricorda che è un po' che non sta guadagnando, ma aveva esperienza di pratiche con l'illustrazione; ecco che scatta un
piano: andare in cerca di spazi da illustrare.
Ma quand'anche trovati, come mostrarli?
Ancora qualche giorno passa e gli salta all'occhio la biblioteca, la maestosa Passerini-Landi, un luogo che gli capitava di costeggiare, ne usufruiva a volte; vedendola ora pensa potrebbe essere uno di quegli spazi da rappresentare; posa lo sguardo su quell'ampio portone ad arco, la spessa lastra come solenne cornice, su una finestra con lieve rientranza, anche ai dintorni, San Pietro, le statue. Ha trovato il primo posto che potrebbe illustrare, e si presta ad adibirsi a esposizioni.
La biblioteca sarà la base di lancio, prima serve di che presentare, c'è almeno da preparare questa illustrazione, poi via!
Ma intanto tanto vale accedere e parlarne, osservare l'interno, vedere la disposizione che può dare a una mostra; ora compie quindi questo passo.
Da un momento, tra le solite azioni, si dedica a questo, si butta nell'impresa con il suo stile per presentare quello che ha visto, un tratto soffice, una colorazione a tocchi veloci, dei dettagli della muratura, qualche sfumatura netta, finchè la testa non dice che è pronto.