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Avevo gettato la spugna, invece

di Antonio Pirani

Tredici anni fa, una sera di inizio agosto. Io, "topo" da biblioteca che non aveva mai fatto vita mondana, appoggiato alla mia 500. Lei a cavallo della sua bicicletta. Era la prima volta, da quando avevo raggiunto la maggiore età, che mi innamoravo di una donna. Con lei non ero andato oltre i baci "alla francese" e un po' di petting. Ma l'età e l'immaturità conseguente mi avevano convinto che avrei trascorso la vita con Silvia. Ora la ragazza era lì, di fronte a me, bella più che mai pure in tenuta da faccende domestiche. L'elemento che balzava ai miei occhi, come una stecca per i timpani del critico musicale, erano quelle ciabatte consunte che coprivano i graziosi piedi di una dea.

"La mia posizione è complicata", mi disse con un sorriso che poteva sciogliere i ghiacci del Polo o gelare le sabbie del Sahara, "ho lasciato Francesco", proseguì, "ma non posso ufficializzare il rapporto con te. Mio padre non capirebbe. Mio fratello nemmeno. E i vicini di casa, chissa cosa direbbero? Come mi giudicherebbero?"

Tutto questo per me fu la furia delle legioni romane su Cartagine, l'impeto delle cavallerie inglese e prussiana sulle armate di Napoleone a Waterloo, un taglio netto alla carotide con un'affilatissima lama. Percepivo la fine. Mi occorsero sei mesi per tornare alla vita, per rivedere il sorgere del sole entro la mia anima infranta.

Era poi giunta Barbara, sette anni più tardi, a provocare un altro maremoto dentro di me. Era però la migliore amica della mia ex, e come se non bastasse pure innamorata di un altro uomo, un meridionale ostracizzato da suo padre per cause... diciamo di pregiudizio razziale. Quanto era bella Barbara! Con quell'incarnato brunito, le labbra rosee e carnose. Trascorsi una sera con lei, nella fredda e poco ospitale intimità di una Fiat 131 noleggiata, ma nonostante tutto quella ventunenne mi era rimasta nel cuore.

Gli anni sono passati. Ora sono nel mio letto da single, tale da tanto tempo. Ma la donna che ho accanto - Dolly, diminutivo di Addolorata - rappresenta per me una nuova speranza, la luce di un astro nascente rivolto al futuro. Dolly non è una ventenne. Ha la mia età: 32 anni. E' una donna che ha sofferto. Si è gettata nelle mani di un uomo sbagliato per sfuggire ad una famiglia da telefono azzurro. E' diventata madre. Oggi affascina grazie ad una bellezza consumata da mille battaglie ma rimasta drammaticamente seducente, almeno agli occhi di un uomo che la ama pazzamente. Dolly ha bisogno di ricevere tanto amore, quello che io ho altrettanto bisogno di darle. Sarà lei la mia dea, il mio presente, il mio futuro. Avevo gettato la spugna, e invece...